Efficienza Energetica: dopo lo sprint ai tempi della crisi, negli ultimi quattro anni lo sviluppo si è fermato
di Blog Wyn · Pubblicato · Aggiornato
Una veloce corsa che ha dato buoni risultati. Ora però l’atleta si è fermato e non riparte in fretta. Rischia di perdere tutto il vantaggio acquisito. A competere è l’Italia e il campo sul quale gareggia è quello dell’energia pulita. Il traguardo da tagliare entro il 2030 e l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni per tutti. Dopo il significativo impulso dato alla decarbonizzazione negli anni della crisi, il sistema italiano ha prodotto negli ultimi quattro anni un sostanziale arresto della velocità di sviluppo. l’indicatore creato da AsvIS, partendo da 100 nel 2010, ha toccato l’apice nel 2012 per poi scendere a 98 tre anni dopo. Nel calcolarlo le componenti più pesanti sono quelle relative a rinnovabili ed efficienza energetica. E in questi ambiti, negli ultimi mesi, c’è da registrare più di una novità. Quella più rilevante è il piano Nazionale integrato per l’energia ed il clima che, una volta approvato dalla UE, diventerà giuridicamente vincolante.Il piano punta molto su rinnovabili ed efficienza, con obiettivi che vanno anche oltre quelli della UE. Per esempio nella riduzione dei consumi di energia primaria (43% contro 32,5) o nella quota di rinnovabili dei costumi dei trasporti (21,6 contro 14). L’idea è che le rinnovabili siano sufficienti e i combustibili fossili il carbone e soprattutto vadano lasciati sotto terra. Per questo credo che la scelta del governo sulle trivelle con una moratoria temporanea sulle nuove esplorazioni sia un compromesso accettabile. Per quanto riguarda le emissioni serra invece il piano si pone al di sotto degli standard comunitari con una riduzione del 37% invece che del 40, dato che verrà ulteriormente aumentato entro l’anno prossimo in seguito alla conferenza ONU di KATOWICE. Ma le rinnovabili in Italia come vanno? dopo aver raggiunto in anticipo gli obiettivi europei con una penetrazione del 17% sui consumi complessivi nel 2015 ci siamo fermati e il contributo delle rinnovabili all’energia elettrica è passato dal 37 del 2014 al 33 del 2016. Ogni anno servirebbero molti più impianti di quelli che vengono installati oggi. Il governo sta lavorando a una riforma del settore. Il progetto atteso da tempo lascia l’incentivazione dei piccoli impianti alla sola detrazione fiscale ma riconosce finalmente i prosumers, cittadini e comunità che non sono solo consumatori ma anche produttori di energia che può essere commerciata. Con le dovute modifiche alla rete elettrica e grazie ai minori costi dettati dal progresso tecnologico, produrre energia solare potrebbe diventare così conveniente da fare aumentare i pannelli sui tetti delle nostre case e far fare il balzo al paese in avanti decisivo in attesa che il provvedimento venga approvato e valutato dalla prova dei fatti. C’è poi il fronte dell’efficienza energetica. L’ONU chiede di raddoppiarne il tasso annuale di miglioramento entro il 2030. E’ una prescrizione valida per i paesi in via di sviluppo, ma irraggiungibile per il nostro. Per ridurre i consumi di energia di origine fossile bisogna concentrarsi sui trasporti e sul riscaldamento civile in un ambito complesso come quest’ultimo servirebbero investimenti nuovi, sistemi pompe di calore e tecnologie di isolamento. La conferma dell’ecobonus è una notizia positiva ma non certo sufficiente per l’obiettivo emissioni zero. Servono standard più rigorosi anche per le ristrutturazioni. Senza contare che lo stato non ha i fondi per il suo enorme patrimonio immobiliare. Nei trasporti le scelte sono più semplici ma non meno impegnative. Accanto ai mezzi pubblici e mobilità condivisa, il futuro è delle auto elettriche ad energia rinnovabile. Sono ancora costosi e ci sono questioni da risolvere, come le modalità di ricarica, però gli strumenti ormai ci sono: servono politiche adeguate per diffonderli.
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