Troppo caldo: la temperatura media a Bergamo è salita di 1,2° negli ultimo venti anni.
di Blog Wyn · Pubblicato · Aggiornato
Troppo Caldo: La temperatura a Bergamo è salita di 1,2° negli ultimi 20 ANNI
La colpa è di diversi fattori la maggiore urbanizzazione ma anche nelle alterazioni della metereologia europea a causa del riscaldamento globale. C’è meno neve, non solo in pianura, e meno nebbia : il meteorologo spiega perché
In provincia di Bergamo la temperatura è salita di 1,2° rispetto ai valori ante 2000. Ci superano Pavia e Piacenza, 1,3°, anche a Milano e a +1,2, Brescia si ferma a 1,1. Pochi decimi non comportano una variazione significativa. Dai nostri dati, tutta la Lombardia ha subito un aumento di circa 1°. Tutto è cominciato tra la fine degli anni 80 i primi 90, con un riscaldamento di mezzo grado che poi è cresciuto. Un primo segnale del mutamento è stata la straordinaria estate del 2003, quando si sfiorarono i 40°.
Il 2018 ha avuto una fase molto calda tra aprile e dicembre, con valori termici superiori alla media di circa 2°.
Sempre meno continentali
Il clima dell’Italia settentrionale assumendo, sempre più, caratteristiche di tipo mediterraneo, perdendo quelli di continentalità. Un tempo le basse temperature invernali garantivano la presenza di nebbia per vari giorni: ora è un fenomeno più raro. Intervengono diversi fattori, tra cui la maggiore urbanizzazione e l’alterazione delle figure bariche che influenza non meteorologia europea. Nelle aree urbane lombarde l’effetto isola di calore inibisce la genesi e il persistere della nebbia. L’impermeabilizzazione del terreno e la riduzione delle aree verdi hanno favorito un calo dei giorni con nebbia di circa il 30%. È meno frequente anche per il cambiamento del tipo di particolato inquinante. La diffusione, fino agli anni 80, di impianti di riscaldamento a nafta e di carbone facilitava l’emissione di particelle di combustione con diametro maggiore. Tali particelle fungevano da nuclei di condensazione, consentivano di aggregarsi delle goccioline di vapore e la formazione della nebbia. Ora prevalgono polveri sottili così che rendono più precario questo fenomeno. Rispetto al recente passato nevica meno e non solo in pianura: a gennaio Alpi Prealpi avevano poca neve fino a 2000 m. A inizio novecento l’isola di calore di Milano superava di poco la cerchia dei bastioni. Ora è tutto l’hinterland. Verso nord il tessuto urbano non ha una soluzione di continuità. Anomalie termiche sul vicino Atlantico modificano poi le traiettorie dei sistemi nuvolosi in transito sul Nord Italia e il tipo di masse d’aria che li alimentano. Così si ha una prevalenza delle cadute di pioggia non neve, rispetto il XX secolo, durante il quale siamo usciti dalla piccola era glaciale.
Cambiamenti non lineari
In sintesi, l’eccessiva urbanizzazione il riscaldamento globale hanno ridotto i giorni di nebbia o neve.
Non sono finite le nevicate: anzi non è impossibile che Milano possa vivere un grande evento con 40 cm. Temperature più alte permettono eventi precipitativi più intensi grazie al maggior contenuto di vapore acqueo nell’aria. Ciò vale per tutte le città lombarde, Bergamo inclusa. Le estremizzazioni e il riscaldamento del clima toccano anche i piccoli centri, seppur con effetti diversi dalle città, dove l’isola di calore genera un microclima particolare.
Il cambiamento climatico non ha un andamento lineare. Il suo comportamento è di tipo sinusoidale e presenta fasi di progresso seguite da fasi di stasi o di discesa delle temperature. L’uomo così si abitua a nuove condizioni e non riconosce più l’importanza della variazione in atto da almeno 30 e cinquant’anni.